Piantedosi, fermati i pattugliamenti congiunti tra Italia e Cina
Vai al contenuto

Direttore: Alessandro Plateroti

Piantedosi, fermati i pattugliamenti congiunti tra Italia e Cina

Matteo Piantedosi

Dopo dell’ong di Madrid, sono stati rilevate in tutto il mondo 102 stazioni di polizia cinese, di cui ben 11 solo in Italia.

All’inizio di dicembre al Viminale si discuteva già della questione che vede al centro la polizia cinese nel nostro Paese. Secondo il ministro degli Interni Piantedosi, Roma non ha mai autorizzato l’apertura delle cosiddette stazioni di polizia cinesi in Italia, e che polizia e intelligence stavano “facendo approfondimenti”. Ad oggi il Viminale ha deciso di fermare questi accordi che mettono a rischio la sovranità del Paese.

Bonus Natale 2024:
a chi spetta e cosa c'è da sapere

Matteo Piantedosi
Matteo Piantedosi

L’accordo sui pattugliamenti congiunti

Secondo un rapporto di una Ong di Madrid Safeguard Defenders, ci sarebbero oltre 100 unità in 53 paesi e 11 soltanto in Italia. Nel 2015, il governo italiano ha firmato l’accordo sui pattugliamenti congiunti tra forze di sicurezza italiane e cinesi nelle città italiane con maggiore presenza di cittadini cinesi.

La Cina ha detto che queste stazioni servono per assistere i cinesi in alcune pratiche burocratiche. Ma dal rapporto emerge che vengono usate per “molestare, minacciare, intimidire e costringere le persone a tornare in Cina”.

La decisione del Viminale

Ad oggi, il ministro Piantedosi solleva ogni dubbio sulla possibilità di riavviare la cooperazione dei pattugliamenti congiunti di polizia tra Italia a Cina. La scelta di portare avanti questi accordi sarebbe stata dettata dalla volontà di stingere una relazione più forte tra Roma e Pechino.

“Del resto, questo è un governo che, come alcuni criticamente osservano, si configura come sovranista: potrebbe mai accettare che proprio sul fronte del controllo del territorio ci fossero delle cessioni, sia pur potenziali, di sovranità?”, domanda il ministro.

Nel 2015 l’accordo tra Italia e Cina permise lo stabilimento della prima stazione di polizia cinese non ufficiale a Milano. La città lombarda fece da apripista, contribuendo l’anno successivo allo stabilimento da parte della polizia di Wenzhou, per poi rafforzare sempre più il pattugliamento sia tra le strade milanesi che di quelle romane.

Quindi, queste stazioni rappresentano una minaccia per la sicurezza e la sovranità territoriale dei paesi in cui sono presenti, oltre che uno strumento per perseguire la caccia del governo cinese ai dissidenti.

Riproduzione riservata © 2024 - NM

ultimo aggiornamento: 19 Dicembre 2022 18:02

Caso Soumahoro: Sinistra-Verdi pronti ad espellerlo

nl pixel